|
IL MUSEO DEL SILENZIO
|
Comune: Fara in Sabina Tipo : COSE E LUOGHI STRANILe Clarisse Eremite di Fara in Sabina, sono le eredi dirette della Venerabile Francesca che nel suo Convento di Farnese istituì la Regola che le fece appellare "sepolte vive" Percorrendo una stradina suggestivamente appartata, in un angolo di un grande antico convento ricavato nel Castello Baronale, si entra in questo particolare ambiente, forse impropriamente denominato Museo. Questo luogo in realtà vuole rappresentare la soglia (non da tutti oltrepassabile) d'ingreso ad un mondo meditativo e virtuoso.
Ci rendiamo conto che può essere giudicato “irrispettoso” classificare un luogo come questo fra le “stranezze”del mondo. Tutto nasce molto lontano nel tempo, da una ispirazione della Venerabile Francesca Farnese. Si trattava (al secolo) di Isabella Farnese, del ramo di Latera di quella nota e nobile famiglia, che, entrata nell’ordine delle Clarisse ne divenne Badessa, godendo - in vita - fama di santità. Essa aveva fondato quattro Monasteri nel Lazio e nella stessa Roma; a 25 anni si trasferì a Farnese dove, facilitata dalla famiglia, instaurò una comunità di Clarisse che governò con una Regola scritta da lei stessa che indusse i paesani ad appellare le clarisse farnesiane “sepolte vive”. La vita in quel luogo, anche per condizioni igienico-ambientali era molto difficile tant’è che, in attesa del dovuto risanamento, la comunità venne trasferita in altri Monasteri ma, dove si recava, la nostra Venerabile tentava di applicare rigidamente le sue convinzioni sull’isolamento e sulla dedizione totale alla preghiera. Ma il suo sogno era quello di fondare un Monastero in un luogo come Fara in Sabina, ideale ambiente di meditazione il più staccato possibile dal mondo esterno. Nel 1679 l’Abbazia di Farfa, che ne era proprietaria, lasciò l’intero complesso del Castello di Farfa alle Clarisse così fu possibie realizzare in una parte di esso il Monastero del Sacro Costato e con esso il tanto desiderato centro di vita spirituale avulso dal mondo e dedicato completamente alla meditazione (tant’è che è chiamato ''Monastero della solitudine di Santa Maria della Provvidenza)’.
Oggi al cosiddetto Museo del Silenzio è dedicato un relativamente piccolo spazio del complesso e dichiaratamente esso è solo un modo per entrare nell’atmosfera di raccoglimento e meditazione che anche oggi, con percorsi guidati e programmati, è aperta a tutti i volenterosi che vogliono farne esperienza. Lasciamo la parola per l’illustrazione del Museo e del percorso proposto, al sito http://www.clarisseremite.com :
l museo è collocato in una sala di forma rettangolare regolare di circa 60 mq. che era parte dell'antica chiesa di Santa Maria in Castello inglobata nell'edificio monacale seicentesco.
Alla sala si accede dall'esterno del monastero, attraverso una ripida stradina, in un ambiente completamente buio dove le teche degli oggetti si illuminano a piccoli gruppi secondo uno schema definito. Sono stati scelti alcuni temi significativi nella vita quotidiana delle monache: la preghiera, il silenzio, la cucina, la farmacia, la disciplina ecc.. (progetto scientifico di Maria Luisa Agneni).
I temi sono accompagnanti da una serie di proiezioni sulle volte della sala che sottolineano la funzione degli oggetti. Le proiezioni sono gestite da un sistema informatizzato che consente la visione randomizzata delle sequenze.
Il Museo è allestito all'interno del Monastero delle Clarisse Eremite di Fara in Sabina, raccontandone in modo originale ed emotivamente molto toccante vicende e peculiarità che i lettori più interessati troveranno leggendo nello stesso sito quanto dedicato alle c.d. Costituzioni del Monastero di Fara (che costituisce una piccola guida per chi vuole appena sfiorare l’esperìenza del raccoglimento e della vita eremitica.
| Nella Foto - Al Museo del silenzio (da www.visitfarainsabina.it) |
|
2024 www.lazioturismo.it
AVVERTENZA: Lazioturismo.it, pur assicurando la massima cura nell'attivita di reperimento e presentazione delle informazioni, declina ogni responsabilita per eventuali omissioni o inesattezze dei dati e quindi per danni diretti od indiretti che da ciò derivassero.
|